Dottore di Ricerca in Conoscenza e Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali. Si occupa da vent’anni di creatività, sociale e cultura. Speaker al TED 2017, é Coordinatore Piattaforma Infanzia – Fondazione L’Albero della Vita. Presidente Arteteca, Direttore ricerca INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana, Direttore Dipartimento Creatività AMESCI. Coordinatore CUNTO Centro Territoriale per la Creatività Urbana – Fondazione Vodafone Italia.
Coordinatore Tavolo Nazionale Esperti Street Art per ANCI. Tra le passate esperienze, Vicesegretario Generale Fondazione Valenzi, Presidente GFE Gioventù Federalista Europea Napoli e Presidente ATS Mediaterraneum, Segretario Tavolo Nazionale Creatività Urbana per la Presidenza del Consiglio dei Ministri presso il CNEL.
Un aggettivo per descrivere Napoli.
Roboante. A Napoli vi è una sorta di eco, riverbero, di amplificazione all’interno di tutte le cavità di cui si compone: i vicoli, le piazze, il sottosuolo…
Come vedi oggi Napoli?
Napoli sta attraversando un momento particolare. Da una parte resiste quello che chiamano “Sputtanapoli”, lo sport preferito da diversi opinionisti e conduttori e anche da alcuni napoletani.
Dall’altra i napoletani che desiderano una riscossa. E ritrovano un senso di identità. Quello che spero è che questa ripresa di orgoglio, questo siddetto “riscetamento“, non diventi però una nuova cartolina ma che sia un impeto, un moto concreto che nelle persone diventi prassi comune, non un semplice slogan.
E’ evidente che non stiamo al punto zero. Napoli non è nella peggiore delle sue ore, perché adesso qualcosa davvero accade.
Qual è stato il segnale del risveglio?
I miglioramenti che ora rappresentano il risveglio sono frutto di una convergenza: alcune manovre politiche favorevoli, un certo modo di fare le cose da parte degli enti non istituzionali, cui ha fatto eco la ripresa di coscienza dei napoletani, frutto anche di una risposta dei cittadini ai tanti colpi inferti.
Sono anche d’accordo con chi dice, voce autorevole, che i tantissimi turisti a Napoli negli ultimi anni siano dovuti anche al miglioramento e alla accessibilità dei trasporti generali. Insomma, così come è evidente che ci siano delle belle novità così invece certe cancrene della città sono ancora insormontabili. Molte delle qualità negative di Napoli persistono ancora.
In questo cambiamento si sono modificati intanto alcuni assetti tra centro e periferia: le periferie hanno quasi perso la nostalgia del centro. Si avverte un voler fare cose per il proprio conto, senza attendere inutilmente sostegno dal municipio.
La trasformazione delle vecchie periferie sta nel cambiamento di senso: cambia il concetto stesso di periferia che va nella direzione di una nuova centralità da cui passa uno spirito creativo, un ingegno, una ricreazione che sta tra la riqualificazione urbana e la rigenerazione sociale: il bello e il buono del cambiamento.
Iniziative per il recupero della dispersione scolastica al passo con il creare orti cittadini sono solo un esempio di riappropriazione di una centralità che inizia spesso dagli stessi cittadini. Le periferie hanno la possibilità di migliorarsi e mantenere quella umanità dei rapporti e della comunità che le grandi città hanno perso e le grandissime città non conoscono più. Ora per far diventare le periferie delle vere small town, ossia piccole e gradevoli centri urbani, bisogna fornirle di servizi.
Cosa fai per contribuire al risveglio?
Da molti anni mi occupo di creatività, sociale e cultura. Incrociando questi ambiti, ne viene fuori forse un occhio speciale sulle condizioni comunitarie, insieme al recupero dei beni comuni e attraverso la valorizzazione della creatività soprattutto giovanile. Nello specifico mi riferisco alla mia attività con INWARD, Osservatorio sulla Creatività Urbana.
Trattiamo da più di 20 anni la street art ed abbiamo sempre lavorato per complessificare il fenomeno con un legame speciale ad altri asset chiave: rigenerazione sociale, riqualificazione artistica, turismo, legame con imprese e industria, ricerca interdisciplinare, enti specializzati, professionalizzazione e relazioni internazionali. La street art, un fenomeno fortemente territoriale e urbano, ha lasciato alle spalle pagine e pagine di conflittualità (ad esempio, il binomio graffiti/vandalismo) e ha trovato un respiro più ampio: da mondo di nicchia, la street art è entrata nel main stream della quotidianità e del vocabolario comune.
Tra i nostri progetti il Parco Murales di Ponticelli è uno degli esempi più evidenti di sinergia tra street art e rigenerazione sociale con l’applicazione della creatività urbana ad un contesto complesso. Il vero nome del Parco è Parco Merola, altrimenti chiamato per tanti anni con disprezzo “Parco dei colli sporchi”. Ora, detto in breve, si chiama Parco dei Murales di Ponticelli ed è diventato un attrattore turistico. E’ sorprendente cosa può generare la street art sul territorio!
Il nostro lavoro al Parco anche in questo caso nasce dall’ascolto della comunità: in collaborazione con giovani psicologi e mediatori sociali, abbiamo raccolto le criticità di famiglie, minori, genitori per poterle poi elaborare verso una risoluzione positiva. E da qui sono nati: Ael. Tutt’egual song’ e criature di Jorit AGOch, A’ pazziella ‘n man e’ criature di ZED1, Lo trattenimento de’ peccerille di Mattia Campo Dall’Orto, Chi è vuluto bene nun s’o scorda di Rosk&Loste.
E queste sono le prime quattro.
Molte delle 160 famiglie del Parco sono state a loro modo felici di essere coinvolte nei processi decisionali, ricevono dei questionari per capire se il lavoro che facciamo viene compreso, prima di tutto, da chi vive la quotidianità del Parco. E alle famiglie consegniamo la rassegna stampa sulle attività per informarle della comunicazione che riguarda il posto in cui vivono e di cui potrebbero non essere a conoscenza.
E l’autostima, in molti casi, lentamente si rigenera.
Abbiamo sviluppato e faremo ancora tante cose in collaborazione con sponsor: ci è stato accreditato il Servizio Civile Nazionale che porta giovani nella realtà del Parco, conduciamo laboratori per i ragazzi, come quello di Break Dance, ed altre proposte nascono stesso da loro, per qualificare gli spazi…
E infine arrivano anche le produzioni tv e i turisti, nonché prime possibilità di lavoro locale.
Ieri, oggi, domani cosa è cambiato?
Tornando a Napoli, gli elementi positivi in centro rappresentano per i napoletani quella che è una normalità del quotidiano, normalità a cui si aspira e che è ancora considerata un lusso o quanto meno un’eccezione. E che speriamo non rimanga invece solo un desiderio intermittente.
Perché #unanapolialgiorno?
Napoli ha bisogno di uno strumento che, mantenendo una certa costanza, quasi come se fosse una vera degustazione accompagnata, ti consenta di approfondire con la dovuta calma e il dovuto tempismo tutti quegli aspetti che contraddistinguono Napoli. UnaNapolialGiorno perché le complessità, le mille qualità di Napoli, devono essere garantite in un assaggio della ambita normalità.