Da ogni crisi nasce un’opportunità. Non è una frase fatta ma un caso concreto:
Napoli in Treatment nasce dalla ricerca di un lavoro a Napoli dopo una laurea in Psicologia, una specializzazione in Psicoterapia con il massimo dei voti e il vedere davanti a sé una condizione di precarietà.
Quindi che fare? Decidere di percorrere un cammino “prestabilito” di fuga dalla propria città per non voler lasciare inutilizzate le proprie competenze o rimanere con tutte le proprie forze nella propria amata Terra?
Per Roberta, Psicologa e Psicoterapeuta e attualmente allieva didatta presso l’IIPR, la soluzione è stata andare in psicoterapia. E portarci anche la propria città. Napoli va in psicoterapia.
La storia di Roberta de Martino di Napoli In Treatment nasce da un colloquio con il Sindaco Luigi de Magistris. Roberta si reca dal Primo Cittadino per conoscerlo, per un confronto sulle difficoltà della città. Emerge durante il colloquio un problema sulla comunicazione della città.
Roberta vede in Napoli una figura squilibrata: o troppo bella, da “cartolina, o la terra di nessuno dell’emergenza spazzatura e le cose belle non vengono comunicate in modo adeguato. Roberta chiede spiegazioni su iniziative come la pista ciclabile realizzata a Fuorigrotta, e cerca un confronto sulla mancata chiarezza progettuale e su una mancata comunicazione e preparazione culturale all’iniziativa.
Emerge la necessità di una comunicazione semplice e diretta tra Comune e cittadino. Il Sindaco con grande capacità di ascolto segue il discorso di Roberta e si apre ai consigli. Siamo nel 2013.
Roberta, per sua formazione individua nel problema sulla comunicazione l’insorgenza di una vera e propria patologia familiare: la mancata chiarezza in famiglia genera legami instabili e la figura del “padre” della città (città intesa come famiglia) in questo senso necessita di essere maggiormente percepita.
Il passo successivo di Roberta è un’intuizione che la porta ad immaginare di portare Napoli in psicoterapia: partire dal sintomo (cioè il problema) per poi arrivare alla parte positiva, tirando fuori ciò che sono le capacità e la volontà del soggetto trattato.
“Il problema esiste ed appartiene a chi lo ha ma va probabilmente letto in maniera differente per essere risolto. Non bisogna cancellare i problemi di Napoli ma esserne in contatto, partecipi… ed affrontare il tutto con tutte le energie di cui si dispone. Occorre essere profondamente se stessi per liberarsi dei pregiudizi, dalle discriminazioni, dai luoghi comuni, per poter avere la possibilità di crescere.”
Roberta immagina lo studio del Dottor Cimone e poi Megaride, rispettivamente l’amante di Partenope e lo scoglio luogo dove Partenope e Cimone si sono conosciuti (secondo la leggenda di Matilde Serao). Si confronta quindi con la IIPR Istituto Italiano Psicoterapia Relazionale. Il problema è come sempre la mancanza di denaro e mezzi per realizzare l’idea. Roberta conosce poi Luciano Colella di Videometrò che si dichiara disponibile ad accogliere gratuitamente sui suoi canali l’idea della giovane.
Cercando su internet Roberta si imbatte in Roberto Marrama della Fondazione Banco di Napoli. Senza alcun business plan la Fondazione decide di credere nell’idea affidando il tutto a Luca Mattiucci che già si occupava di comunicazione sociale. Il professionista elabora un business plan che viene finanziato dalla Fondazione con un contributo di diecimila euro. Dall’idea al finanziamento passa un anno.
La prima puntata del progetto viene dedicata al rapporto tra Istituzione e cittadini. Nel progetto viene coinvolto Renzo Carli, grande esperto di psicoterapia a Roma. Tutte le idee iniziano ad essere messe a sistema. Continua la raccolta di risorse umane e la scelta di figure chiave che diventano sostenitori dell’idea partecipando in maniera gratuita.
Abbiamo così interviste, montaggi, riprese. il progetto prende forma: nasce un format nuovo e ironico di videocomunicazione a metà strada tra fiction e reality, un modo inedito di fare informazione che invita i napoletani a ripensarsi, rivelando un’immagine più “integra” della Città.
Napoli In Treatment prevede una narrazione che procede esattamente come un vero percorso di terapia (dal primo contatto con l’esperto, all’analisi della richiesta, al contratto terapeutico…) e attraverso l’ausilio di un linguaggio divertente affianca a ricordi dolorosi della città (emergenza rifiuti, camorra, trasporti…) immagini e valori positivi partenopei, volti di “pazienti” quotidianamente impegnati nel migliorare Napoli, ascoltati tra limiti e possibilità nel cerchio di sedie rosse della terapia di gruppo.
“Il progetto funziona perché abbiamo puntato sulla proposta: per la prima volta si prende atto di essere parte di un sistema, e proprio in quanto tale si fornisce il proprio contributo. Piuttosto che lavorare sugli altri si lavora sul comunicatore. Un vero e proprio trasferimento di emozioni con i pazienti, con il resoconto di tutto quanto può emergere per poi immaginare una cura. Il risultato è stato un un reale avvicinamento tra cittadino ed istituzione.”
Roberta prosegue il suo progetto, sta lavorando ad un libro sul tema e all’esportazione di questo format in altre città. Continua i suoi studi su un modello di comunicazione rivolta all’autenticità e all’integrità.
Napoli intanto, è ancora in terapia. Con promettenti miglioramenti…
Ps: qui il coinvolgente intervento di Napoli In Treatment al TEDx Potenza.