Enrico Inferrera, Presidente di Confartigianato Provincia di Napoli. Imprenditore da sempre impegnato nella valorizzazione delle arti e dei mestieri legati al fare artigiano e non solo. Persona colta e affabile, rappresenta Napoli nel mondo attraverso la bellezza delle creazioni artigiane napoletane. Da qualche mese è anche brillante scrittore, grazie al successo raggiunto con il romanzo “Vite Bisestili”.
Un aggettivo per descrivere Napoli.
Mi viene in mente indecifrabile perché è fuori da ogni stereotipo. Nel mio romanzo “Vite bisestili” scrivo di “una città che ti straccia gli appunti sui quali hai scritto tutte le parole per definirla”e ancora “le parole per raccontarla trasformano il loro significato nel momento in cui tu le pronunci”. Napoli la devi vivere non la puoi definire. Si può descrivere una passione?
Come vedi oggi Napoli?
Avverto cambiamenti positivi, una maggiore consapevolezza della propria identità che è la prima cosa sulla quale puntare. Da questo parte tutto: il rispetto, la dignità, la cultura. Siamo ancora all’inizio di una strada molto lunga e difficile.
Qual è stato il segnale di risveglio?
È stato un processo lento, ancora in atto, che parte da lontano, dalle sconfitte e, spesso, dalla disperazione.
Cosa fai tu per contribuire?
Quello che faccio oggi lo faccio da sempre: mi impegno nella valorizzazione della piccola impresa e dell’artigianato. Credo di aver dato un ruolo alla Confartigianato Napoli più ampio e più profondo, superando i normali compiti di un’associazione di imprese ma avendo come obiettivo il territorio e le sue esigenze. Le persone, le famiglie, i temi del sociale e del disagio. Sono convinto che il progresso della città, la riscoperta dei suoi valori, della sua storia, della sua civiltà conduca inevitabilmente al rilancio di una vera economia basata sulle energie esistenti.
Ieri, oggi, domani cosa è cambiato?
Siamo passati dall’assuefazione alla ribellione. Ora dobbiamo essere convinti che Napoli è una grande capitale europea, per la cultura che può esprimere e le energie che può liberare; ma bisogna farlo capire ancora a tanti.
Perché #unanapolialgiorno?
È un’ottima idea. Traduce l’impegno di un racconto complesso che deve essere moderno e fuori da ogni stereotipo. La Napoli migliore non è facile raccontarla ma è sotto i nostro occhi. Quante Napoli conosciamo? Quante volte ne restiamo affascinati anche noi che ci viviamo? Facciamolo senza retorica, proviamo a trasmettere l’atmosfera che ci regala la nostra storia ma anche la nostra capacità di essere sempre unici.